Il Fotoclub Chivasso ha il piacere di ospitare Luciano Zamporlini, profondo esploratore dell’animo umano, con un’intensità alle volte drammatica, alle volte serenamente ieratica. Uno stile felliniano, un approccio empatico con la Street Photography. Si cala tra i personaggi ripresi e sembra essere parte integrante della scena. Riesce ad illuminare i soggetti con una luce in grado di svelarne il lato più intimo e autentico. È nella vicinanza col soggetto che questo autore compie il suo articolato viaggio svelando, in ogni situazione, la parte più profonda dell’incontro e rendendo il volto di uno sconosciuto un’esperienza assolutamente familiare ed intima.
In questo nuovo evento virtuale il nostro ospite ci racconterà la sua esperienza fotografica con un toccante reportage autobiografico attraverso il quale ci trasporterà in quella che è stata la sua Zona Rossa, illustrandoci la sua esperienza da contagiato da COVID19 e l’impegno di tutto il personale sanitario visto attraverso gli occhi del paziente.
Ecco una breve introduzione da parte dell’autore al reportage autobiografico Zona Rossa
Mi chiamo Luciano Zamporlini.
Sono stato ricoverato cinque settimane dall’ 11 Marzo al 17 Aprile all’ospedale delle Torrette di Ancona per Coronavirus.
In questo periodo di tempo con il mio Smart Phone ho voluto documentare il mio ricovero nei vari reparti Covid, fotografando gli attimi più intensi della mia degenza, quella dei miei compagni di stanza e l’operato del personale medico, rendendo visibili a tutti le conseguenze di questo virus.
Credo che questo più che unico reportage da dentro la “Zona Rossa”, esprima la forte esperienza vissuta da tutti noi durante la malattia e renda merito ai dottori, infermieri e operatori sanitari del loro impegno nell’aiutare noi a guarire da questa pandemia.
Dal diario di Luciano:
Ancona 11 marzo 2020
Contagio
Venire contagiati è facile,
questo è un nemico invisibile.
Mi ero promesso di rendere le conseguenze visibili a tutti,
perché tutti potessero vedere la sua distruttività.
Non hai dolori, non fa male,
ma lentamente ti spegne e ti porta via.
Se non ce la farà è grazie al lavoro e alle capacità della tua seconda famiglia.
Gli operatori sanitari, tutti.
Quando
Dicevo sto male.. ho preso un virus ma sono contento, così non prenderò l’altro.
Invece no, era quello, proprio quello, quello li.
Poi ho capito cosa voleva dire star male veramente.
Quando la febbre arriva a 40,
quando ad ogni colpo di tosse ci metti una eternità prima di tornare a respirare.
Ti dicono, non hai i sintomi, allora speri,
lo speri tanto che non sia quello, quello che pensi.
Quando le cose non cambiano inizia la paura, allora il cuore ti fa male e lo senti fino in gola. Con la febbre alta e il poco respiro, ti stringi al cuscino, tutto diventa ovattato ed inizi a sognare.
Poi arrivano loro a salvarti e ti portano via.
Ecco alcuni scatti del nostro autore
Alcuni scatti tratti dal reportage Zona Rossa